Il turismo, attività che vale il 13% del Pil italiano, è senza dubbio uno dei settori più colpiti dall’emergenza Coronavirus.
Basti pensare che Confturismo e Confindustria hanno stimato, per i soli mesi di aprile e maggio, una perdita di 30 milioni di turisti, italiani e stranieri, sul nostro territorio.
In queste settimane la Casa dei diritti ha ricevuto numerose segnalazioni dagli addetti del settore i quali, consapevoli della criticità del momento ma anche preoccupati dal silenzio delle istituzioni, attendono indicazioni ed istruzioni su come poter ripartire.
Come si evince dalle email a noi pervenute ciò di cui i lavoratori del settore hanno bisogno è un sostegno concreto ed effettivo per la loro sopravvivenza, come ad esempio liquidità immediata, non a debito, ma a fondo perduto.
È innegabile che uno dei problemi principali delle attività turistiche sia il cosiddetto assembramento di persone, quello che ormai sembra essere diventato il nostro più grande nemico. A tal proposito, non poco scalpore hanno suscitato le proposte dei plexiglas da installare come distanziatori nelle spiagge: strumenti che provocano svariati dubbi, anche in relazione alla loro sostenibilità ambientale ed al loro costo.
Anche con l’approssimarsi della fase due sembrerebbe non esserci ancora alcuna possibilità di ripresa per il comparto: l’unica nuova motivazione che giustificherà gli spostamenti fuori dal comune, ma sempre nella stessa regione, sarà la visita ai propri congiunti.
Al 18 maggio è fissata soltanto una probabile riapertura delle agenzie viaggi, ovvero di musei e mostre, seppur ad ingresso controllato e contingentato.
Tuttavia, il presidente del Consiglio Conte ha annunciato che nei prossimi giorni sarà illustrata quanto meno una programmazione ben articolata della stagione balneare.