Ieri sera ho partecipato con grande entusiasmo alla videoconferenza la casa dei diritti: “La scuola al tempo del covid”, dove ho avuto modo di ascoltare diversi e interessanti interventi. Volevo fare alcune osservazioni per quando riguarda la mia realtà, insegno in una scuola dell’Infanzia, dove la Dad per quanto possibile è stata applicata, ma ritengo che per la fascia di età di bambini così piccoli, sia poco incisiva, perchè i bambini hanno bisogno di un contatto diretto, dove i protagonisti sono loro e non noi insegnanti, perchè è pur vero che gli diciamo “ci siamo” ma in realtà non è così, perchè dietro questo modo di operare ( senza nulla togliere al grande impegno che c’è da parte di tutte le insegnanti) magari ci può essere una sofferenza da parte delle famiglie, che noi non possiamo immaginare, che può essere dovuta ad una serie di motivazioni, ( mancanza di una rete internet, mancanza di materiale, di un tablet e quant’altro) e noi come insegnanti dobbiamo essere rispettosi trovando delle modalità diverse per poter avere una didattica che sia inclusiva per tutti. Credo dal mio punto di vista, che inviare materiale, audio, video, sia rilevante, ma credo che la cosa più importante per la scuola sia quella di indicare altre strade o crearne nuove se è necessario.
Senta Ministra Azzolina, settembre è lontano. Lei non puo’ sapere se saremo ancora vivi oppure se il virus sarà bello che sconfitto. Quindi, per favore, non ci avvilisca con le tue funeste idee di iniziare la scuola metà in aula metà a casa. Lei dimostra di essere una ragazza immatura. Se tu fosse mamma sentirebbe l’amaro in bocca e avrebbe gli occhi lucidi di dispiacere quanto noi genitori a veder i suoi figli solitari seduti davanti ad uno schermo a fare quella che lei, con la bocca piena di soddisfazione, chiama didattica a distanza. La scuola non è questa. La scuola assolutamente non si può ridurre ad un programma ministeriale portato avanti a mezzo di una voce trasmessa da uno sterile smarphone. In questo momento di tensione e svilimento taccia per cortesia, e attenda anche lei l’esito della pandemia. Mediti piuttosto su scelte più allegre e attualizzabili. In questo periodo non saranno salutari le uscite ma sicuramente non sono salutari i gufi che la pensano come lei e fanno programmi disfattivi. Da marzo a giugno la didattica a distanza ha potuto contare sulla collaborazione dei genitori che, costretti alla reclusione, sono stati di ausilio ai ragazzi in casa. Da settembre questi genitori devono lavorare e i bambini a casa da soli non li lasciano. Oltretutto lei mi porta a porre una domanda. Lei è il suo esercito di ricercatori siete in grado di sostenere, con tre mesi di anticipo, che a settembre non si potrà tornare a scuola tutti insieme. Giusto? Sostenete che l’ alternanza garantirà la sicurezza e il non contagio del virus. Giusto? Allora perché non farlo oggi???? La quinta elementare, la terza media, il quinto superiore chiudono un ciclo di vita. Questi figli hanno saltato la gita scolastica, hanno saltato i saggi di fine anno, hanno saltato le tappe che lei sicuramente ricorderà con più gioia di tutto l’anno scolastico. Lei, Ministra Azzolina, da marzo a maggio ha concentrato le sue forze mentali solo sugli esami di maturità. Tutto il resto non serve, non esiste, non è importante. Perché non vuole prendersi una responsabilità e permettere, oggi, a questi poveri bambini e ragazzi di ultimo anno di tornare sui banchi per dirsi addio, per ripetere velocemente il programma fatto online, per salutare i compagni dandosi appuntamenti a quattrocchi, a ringraziare personalmente i docenti che li hanno cresciuti e che l’anno prossimo non rivedranno. Poche classi con le distanze che lei considera la GRANDE SOLUZIONE a settembre. La attualizzi oggi. Ora. Subito.
Il problema è essenzialmente politico. Sentire una ministra dell’istruzione dire che la didattica a distanza è un successo e che sarà riproposta, secondo me implica un’idea di società nuova che si vuole imporre. Si immagina una società parcellizzata, con persone educate a pensare esclusivamente all’io e non al NOI! Quel noi che ha fatto tanto paura nel dopoguerra, quel noi che ha portato alla conquista di tanti diritti civili e sociali viene messo tremendamente in discussione con una visione monocellulare del mondo. Un processo di scardinamento che in Italia ha avuto inizio nel 1980 con la marcia dei 40000 e la sconfitta del movimento operaio e del sindacato. Da quel momento tutto è cambiato, il popolo è indietreggiato e ha cominciato a restituire diritti in cambio della propria salvezza, del proprio stipendio. Il nuovo modello sociale impone di non frequentare il proprio vicino, il proprio amico, la distanza è umana oltre che sociale. La scuola, che forma i cittadini di domani, toglierà a questi il gusto di sentirsi un gruppo, di riuscire a raggiungere degli obiettivi comuni, di lottare per un diritto o semplicemente di alzarsi in piedi e insieme pretendere che venga annullato un compito. Io sono sinceramente spaventato da ciò che può portare questa emergenza, le crisi sono opportunità (cit. Marchionne), volete che non venga colta l’opportunità della più grande crisi del dopoguerra per individualizzare ancora di più le persone, i lavoratori, gli studenti per chiedere l’ennesimo travaso di sangue fatto di diritti e welfare? Io sono tra quelli che crede che la lotta di classe non è mai finita e loro la stanno dominando. Ma hanno paura di una sola cosa, che noi ci svegliamo e cominciamo a guardare il mondo con i nostri occhi e non con i loro…