Donne, le “equilibriste”. Ecco le vere resilienti della Pandemia

Casa dei diritti

Nell’anno della pandemia da Covid-19 249mila donne hanno perso il lavoro  e 96mila erano mamme. Tra queste 4 su 5 hanno figli con meno di 5 anni. Madri che a causa delle restrizioni e della necessità di seguire i bambini più piccoli, lasciati fuori dagli asili nido e dalle scuole materne, sono state costrette a rivedere la propria posizione lavorativa, sacrificandola per seguire i bambini.

Secondo uno studio condotto da Istat in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal, la percentuale delle donne che hanno perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella dei maschi. La caduta del tasso di occupazione è stata dell’1,3% fra le donne contro lo 0,7% negativo fra gli uomini. Il gap sul tasso di occupazione tra donne e uomini passa da 17,8 punti del 2019 a i 18,3 punti percentuale in favore di questi ultimi.

La disoccupazione di genere che si è creata durante il lockdown non è stata ristretta nei mesi successivi anzi è andata progressivamente allargandosi, tanto che le donne sono risultate più penalizzate anche nelle nuove assunzioni, considerando che nei primi 9 mesi del 2020 si è registrato un calo del 26,1% delle nuove assunzioni che hanno riguardato le donne, rispetto ad un 20,7% degli uomini.

C’è però da tenere in considerazione anche quanto la condizione lavorativa femminile fosse già precaria prima del Covid. Le difficoltà dovute al Coronavirus hanno solo reso ancora peggiore la situazione.

Alle difficoltà lavorative, si aggiungono quelle legate alla maternità: già prima della pandemia, ricorda il rapporto di Save The Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia nel 2021” la scelta della genitorialità, soprattutto per le donne, è spesso interconnessa alla carriera lavorativa. Stando ai dati, nel solo 2019 le dimissioni o risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro di lavoratori padri e lavoratrici madri hanno riguardato 51.558 persone, ma oltre 7 provvedimenti su 10 (37.611, il 72,9%) riguardavano lavoratrici madri e nella maggior parte dei casi la motivazione alla base di questa scelta era la difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze della prole.

Diventare madri in Italia significa percorrere un vero e proprio percorso a ostacoli e non sarà un caso se il nostro Paese detiene il primato delle più anziane d’Europa alla nascita del primo figlio (31,3 anni contro una media di mamme in EU di 29,4).

Anche il tasso di natalità ha subito durante la pandemia un ulteriore scossone in negativo, registrando decremento del 3,8% rispetto all’anno precedente per un totale di 16 mila nascite in meno.

Ecco perché, come Casa dei Diritti, pensiamo che sia indispensabile e necessario attuare delle vere politiche di sostegno alle donne in questo difficile momento.

Se stai vivendo delle situazioni di disagio legate al Covid-19 e alle conseguenze economiche della crisi che ne è derivata contattaci scrivendo una mail a tiascolto@lacasadeidiritti.it

Le parole muoiono se non vengono ascoltate

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