TERMOLI. Riflettori accesi sull’attività d’inchiesta promossa dalla Procura di Larino sulla tragedia costata la vita al clochard nell’incendio di Pozzo Dolce. Si attende la fissazione della data dell’autopsia e l’esito dei riscontri sull’identità del senza fissa dimora. Intanto, ieri mattina, nella messa alla chiesa di Sant’Antonio, il parroco don Timoteo Limongi ha pregato assieme alla comunità per la vittima di questo dramma, riferendo che fosse un 30enne. Ma non ha aggiunto altro. In merito, sull’incendio fatale al senza tetto, è intervenuta la Casa dei Diritti. «Questo episodio è sintomatico, ancora una volta, di una problematica che da anni ormai interessa la città di Termoli. Molte, troppe, sono le persone che non hanno un posto caldo e riparato dove dormire e che, per sopravvivere alle fredde temperature invernali sono spinte ad accendere il fuoco per strada per riscaldarsi, rischiando così la loro stessa vita e mettendo in pericolo anche la comunità cittadina. Nel caso di specie non è ben chiara la causa dell’incendio, ma a prescindere dalla stessa, sicuramente questo senza tetto non sarà stato né il primo né l’ultimo a dover fare un “falò” per affrontare la stagione invernale. A tal proposito sorge spontanea una domanda: cosa possiamo fare per debellare il vagabondaggio? È chiaro che la soluzione più facile sarebbe aumentare l’offerta di lavoro e alzare le retribuzioni ma purtroppo non abbiamo “la bacchetta magica”. Quello che si può e si deve fare, a livello cittadino, è adibire degli spazi a dimora per i senzatetto. In passato il Comune di Termoli ha preso iniziative per garantire un rifugio a chi una casa non ce l’ha e non può permettersela ma è da tempo ormai che non ci si pensa più e, questo, non possiamo permetterlo. Che questo episodio sia da monito per tornare a preoccuparsi di una problematica che, in quanto comunità cittadina, interessa tutti noi».
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