E’ riuscito a liberarsi del vizio del gioco da quasi un anno ma quando Antonio si è rivolto alla Casa dei Diritti era un uomo distrutto. Aveva quasi perso la sua famiglia, si era indebitato con gli amici e con le banche.
Abbiamo già raccontato la sua storia. Una storia che ci rende felici perché è la sintesi del nostro motto “Le parole muoiono se non vengono ascoltate”. Noi, invece, abbiamo ascoltato il grido e la richiesta di aiuto di Antonio, mettendolo in contatto con la Caritas e con il supporto psicologico affinché si liberasse dalla dipende da gioco.
Oggi siamo ancora più felici perché la sua storia è stata raccontata su Isoradio durante la trasmissione radiofonica “La svolta, storia di fallimento e di rinascita”. Antonio ha raccontato l’inizio di quella che poi è diventata una vera e propria dipendenza da gioco. “La mattina – ha raccontato – con i colleghi avevamo l’usanza di fare il giro di alcuni bar che conosciamo e uno di questi ha delle macchinette. Non so perché ma quella mattina ho messo 1 euro nella macchinetta e ho vinto 250 euro e da quel giorno non mi sono più fermato. Non vedevo l’ora di smettere di lavorare per andare a giocare. Ero convinto di poter vincere per stare meglio. Abbiamo tutti dei problemi in famiglia e io pensavo di risolverli in quella maniera. Prima si viveva con il mio stipendio ma la macchinetta mi ha rovinato.
Dicevo delle bugie a mia moglie. Le raccontavo che non mi avevano pagato, che lo stipendio era in ritardo. Ho chiesto dei soldi in prestito agli amici che potevano aiutarmi e ad altre persone ma questo ha solo finito di rovinarmi perché non ho capito che per me era diventata una malattia.
La svolta è arrivata un giorno quando guardando su Facebook ho visto una intervista dell’avvocato Laura Venittelli della Casa dei Diritti. Ho subito chiamato, ho spiegato la mia storia e lei mi ha fatto conoscere l’associazione della Caritas anti usura e quella per le persone che soffrono di ludopatia. Ho fatto alcune sedute con queste persone che mi hanno aiutato a fermare tutti i problemi che avevo con la banca, bloccando anche i pignoramenti.
Abbiamo fatto un sacco di colloqui, mi sono stati vicini anche durante il ricovero in ospedale per un intervento alla gamba. Hanno continuato a sostenermi affermando che sono cose che possono succedere e che non mi dovevo abbattere. Adesso sono felice perché grazie al loro aiuto ho smesso di giocare e io sono contento, sono contenti anche mia moglie e i miei figli. Mi dispiace per gli amici che ho perso perché non hanno capito il mio problema ma toglierò il marchio che non penso di avere”.
Adesso è quasi un anno che Antonio ha smesso di giocare. “Sono contento di aver riacquistato la mia famiglia e i miei amici. Tutto il resto si aggiusterà e passerà con il tempo”.