Il 20 novembre verrà celebrata la giornata mondiale dei diritti dei bambini.
Sono passati oltre 30 anni dall’adozione di quella convenzione che, per la prima volta, ha riconosciuto i bambini come titolari di diritti civili, sociali, politici, economici e culturali.
Parliamo della Convenzione ONU dei diritti sull’infanzia ed adolescenza, adottata nel 1989, ratificata nel nostro Paese il 27 maggio 1991.
Insieme alla adozione della convenzione si celebra la giornata mondiale dei diritti dei bambini perché proprio grazie all’adozione della convenzione i bambini sono divenuti centro di un nucleo di diritti fondamentali e sono, quindi, anche protetti e tutelati.
La giornata mondiale si celebra il 20 novembre di ogni anno perché tale data coincide con il giorno in cui l’assemblea generale dell’ONU adottò la dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1959, e la convenzione sui diritti del fanciullo, nel 1989.
La pandemia da Covid 19 sta avendo, purtroppo, un impatto enorme sulla vita dei fanciulli di tutto il mondo.
Si stima che entro la fine del 2020 saranno oltre 700 milioni i bambini che vivranno sotto la soglia della povertà, che, quindi, non potranno soddisfare le esigenze fondamentali di vita.
Questa valutazione non ci deve indurre a pensare che ciò non accadrà vicino a noi (“ma figurarsi se in Europa ci sarà un bilancio di povertà così grave”; “sicuramente riguarderà gli altri”).
Allora guardiamo alla nostra Italia.
Prima della pandemia i bambini che già vivevano in una situazione di povertà assoluta, nel nostro paese, erano oltre un milione.
Si, UN MILIONE di bambini che, a causa delle gravi difficoltà economiche degli adulti di riferimento, non potevano avere accesso alle cose basilari, vale a dire un tetto, del cibo, acqua ed istruzione.
Chiudete gli occhi e immaginatelo un bambino in queste condizioni…..
Non ci riuscite, vero? Non è facile per noi, intendo per noi che abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno e spesso anche di più, non è quasi possibile immaginare una realtà diversa, fatta di rinunce e di mancanza delle cose fondamentali.
Eppure certe situazioni non solo esistono, ma sono molte di più di quelle che immaginiamo.
La crisi ha portato alla luce, aggravandole ed ampliandole, criticità già rilevate da anni: la assenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella cultura politica ed amministrativa.
La Casa dei diritti, nella sua attività, ha molto spesso raccolto il disagio di famiglie, straniere e non, con figli, più o meno piccoli, piegate dalla crisi economica e dalla attuale situazione.
Nel nostro piccolo abbiamo cercato di dare aiuto e trovare soluzioni, perché i diritti dei più piccoli, quando manca tutto, passano anche attraverso la ritrovata dignità degli adulti di riferimento.
Prendiamo, ad esempio, la storia di Luca, il nome è di fantasia, ovviamente, ma la storia è vera.
Figlio di una madre lavoratrice precaria e non regolarizzata e di un padre sparito da anni, tenuto al versamento di un mantenimento che non si è mai visto.
Il piccolo, 7 anni appena, è il fratello maggiore di due sorelline.
La madre, prima della pandemia, lavorava come collaboratrice familiare, ma, con l’arrivo del Covid, le famiglie presso le quali prestava la sua attività non hanno più consentito che lei entrasse nelle loro case.
Nulla di persona, c’era un lockdown generalizzato.
La situazione del nucleo familiare è peggiorata rapidamente: non è stato più possibile pagare l’affitto, le bollette di casa ed addirittura garantire dei pasti regolari ai figli, la didattica a distanza, poi, senza agli strumenti necessari, era impossibile.
La madre senza alcuna garanzia dei suoi diritti di lavoratrice, ben presto si è vista costretta a rivolgersi alla Caritas e da qui alla Casa dei Diritti.
Attivando i nostri canali siamo riusciti a creare una rete di protezione intorno a questa famiglia, intorno a Luca ed alle sue sorelline.
Questa storia ha un lieto fine, la mamma di Luca adesso ha un lavoro e riesce a provvedere autonomamente ai suoi figli, ma per una vicenda che finisce bene ce ne sono tante altre che non vanno nello stesso modo.
Come Casa dei diritti ci auguriamo che, presto o tardi, il 20 novembre diventi una festa nazionale, da festeggiare tutti.
Magari un giorno ci augureremo “Buon 20 novembre”, con la stessa forza con cui ci diciamo “Buon primo maggio”, con il sapore di una conquista, per noi e per tutti.
I bambini, i fanciulli sono i mattoni del nostro futuro.
E proteggerli, garantire loro una vita serena vuol dire costruire una casa comune indistruttibile, fondata sulla consapevolezza che un diritto è tanto più forte se è garantito a tutti.
Tanto strada c’è ancora da fare, ma il sentiero è stato tracciato.
Adesso sta a noi farlo diventare sempre più grande.
Dalla Casa dei Diritti vi auguriamo un “Buon 20 novembre”..