Il neologismo “cyberbullismo”, entrato nel vocabolario italiano nel vicino 2008, significa letteralmente “bullismo virtuale, compiuto mediante la rete”.
Si tratta di un fenomeno molto complesso ed articolato, nato dal recente sviluppo del web e dalla diffusione di svariati mezzi di comunicazione digitale (come smartphone, tablet, social network) e può estrinsecarsi in diverse e disparate forme: dalla generica pressione, aggressione, molestia, ricatto o ingiuria sino alla acquisizione, trattamento e manipolazione illecita di dati personali in danno del minore o della sua famiglia, che si realizza per via telematica.
Lo scopo del Cyberbullismo, in un mondo dove tutti siamo più soli, è sempre quello di mettere in ridicolo i più deboli, umiliarli ed isolarli.
I dati fin ora acquisiti e resi noti in occasione del Safer Internet Day dalla Polizia Postale sono molto preoccupanti: un minore su due è vittima di violenze che si consumano via internet. Concretamente, nel 2017 i casi di minori coinvolti sono stati 358, 388 lo scorso anno e 269 contando soltanto i primi 8 mesi dell’anno 2019.
Cosa fare? Come arginare questo fenomeno che è divenuto una vera e propria emergenza dilagante?
Il legislatore è intervenuto in materia soltanto nel 2017, con la legge n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”.
Sebbene le zone d’ombre di questa legge non siano poche, sono state previste interessanti novità quali la possibilità per il minore quattordicenne e per la sua famiglia di ottenere dal gestore del sito internet o del social network l’oscuramento o il blocco di qualsiasi dato personale del minore ivi illecitamente diffuso, ed ancora l’estensione della procedura di ammonimento al questore, già prevista per lo stalking, anche alle condotte, non ancora oggetto di denuncia-querela, di ingiuria, diffamazione, minaccia, perpetrate attraverso i sistemi telematici da e a danno di minorenni.
Nel contrasto al cyberbullismo, conformemente anche all’ottica legislativa, un ruolo fondamentale è quello rivestito dagli istituti scolastici, luogo per antonomasia non solo di istruzione, bensì anche di crescita e di tutela degli alunni.Ciascuna scuola è infatti tenuta ad individuare al proprio interno la figura del referente per il cyberbullismo, organizzare corsi di formazione in materia per gli insegnati, nonché promuovere il dialogo con le famiglie degli studenti vittime di violenza virtuale.
Proprio nel contesto scolastico è chiamata ad operare anche la Polizia Postale, che ogni anno si occupa di organizzare campagne informative itineranti per sensibilizzare e prevenire i rischi ed i pericoli della rete, rendendo i suoi utenti consapevoli degli strumenti digitali. Le cause del Cyber bullissimo sono ancora sconosciute: numerosi psicologi sostengono che molto spesso i giovani sono affascinati dall’idea di sentirsi anonimi e dal senso di deresponsabilizzazione che si prova agendo sulla rete, spesso anche mediante l’utilizzo di profili falsi.
Se tu che stai leggendo pensi di essere vittima di Cyeberbullismo, o sei vicino a qualcuno che lo è non esitare: rivolgiti alla scuola, alla Polizia Postale o anche alla Casa de Diritti, dove potrai, in maniera anonima e gratuita, essere ascoltato, consigliato ed aiutato.