Punti nascita: dalla parte delle donne (e degli uomini) di Santagata di Militello

redazione

A  Santagata di Militello, è stato chiuso il punto nascita immaginando che per l’area delle Nebrodi si possa arrivare all’ospedale di Patti nei tempi canonici, quando in condizioni ottimali si impiegano non meno 80 min, e basta qualche minimo inconveniente perché il viaggio richieda anche  2 ore  di tempo. Una situazione insostenibile, come si può ben capire.

Nei giorni scorsi ho partecipato ad una trasmissione televisiva (trovate la registrazione al termine dell’articolo) in cui è stato affrontato il tema della sanità nelle aree periferiche e soprattutto dei problemi della rete materno-infantile che ha subito,  e continua a subire, soprattutto nei piccoli ospedali e/o negli ospedali di aree periferiche , la sciagurata  soppressione dei reparti .

Come è noto, infatti, la legge prevede che, per lasciare aperti i punti nascita, siano  indispensabili almeno 500 parti/anno. Nelle aree interne e periferiche (cosiddette…)  del Paese, però, non è logico, né accettabile, prevedere le stesse regole che valgono  per le grandi città o per i territori dove ci sono condizioni infrastrutturali e di sistema:  strade, mezzi veloci di trasporti, elicotteri di soccorso. Per chi si trova nella sventura di vivere in un’area disagiata e meno fornita di servizi, è spesso  difficile che una donna con il suo nascituro possa raggiungere nei 60 min, ovvero il termine fissato dalle linee guida,  il punto nascita più vicino, con  rischio evidente di mettere in  pericolo la  salute, se non la vita, tanto del nascituro quanto della mamma. In Sicilia, in particolare, a  Santagata di Militello, è stato chiuso il punto nascita immaginando che per l’area delle Nebrodi si possa arrivare all’ospedale di Patti nei tempi canonici, quando in condizioni ottimali si impiegano non meno 80 min, e basta qualche minimo inconveniente perché il viaggio richieda anche  2 ore  di tempo. Una situazione insostenibile, come si può ben capire.

Cosa si può fare? Come è noto, in presenza di particolari condizioni si può chiedere una deroga al comitato percorso nascita nazionale mettendo in campo una serie di iniziative strutturali , come ammodernamento del reparto ed assunzioni. E qui va detto che per Santagata c è  stata una grossa presa in giro da parte della Regione Sicilia il cui assessore Razza dice di aver presentato istanza di droga per il punto nascita mentre il Ministero dice che non è vero. Nel frattempo le donne attendono che la politica si decida a non prenderle in giro.

L’altra cosa da fare immediatamente è  formare una rete delle associazioni e territori che stanno subendo la soppressione dei punti nascita per fare massa critica ed incidere sull’azione del Governo. La Casa dei Diritti sta lavorando a questo progetto, e non risparmierà la sue energie perché è una battaglia di civiltà, che ha che fare con la negazione dei diritti umani. Cosa che non intendiamo accettare. I diritti, a cominciare da quello alla salute, devono essere garantiti a tutti,  a prescindere dal luogo in cui si nasce, che sia una metropoli o un paesino sperduto nelle Nebrodi, in Valsugana, o  in alto Molise.

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