La condizione della donna nella società lungo il corso dei secoli ha subito parecchi cambiamenti, a seconda della diversità dei fattori storici e geografici e della sua appartenenza ai vari gruppi sociali e a seconda dell’evoluzione giuridica e politica dei popoli. Ancora oggi esistono molti lavori proibiti per le donne: dopo molti anni di lotta per l’indipendenza femminile, la discriminazione è ancora alta!
Un problema che oggi, con il diffondersi dei movimenti per la liberazione della donna, è particolarmente sentito è se sia giusto riservare alla donna lavori diversi da quelli degli uomini.
La parità è ancora lontana.
Mamme e lavoro: in Italia ancora si deve scegliere tra carriera e famiglia?
In Italia gli occupati sono 23 milioni, poco più di un terzo è composto da donne (9,7 milioni).
Solo le donne fanno cambiamenti importanti: in generale conciliare famiglia e lavoro risulta difficile per più di un terzo degli occupati (35.1%).
Sono le donne che modificano aspetti importanti della propria attività lavorativa per combinarla al meglio con le esigenze di cura dei figli. Le madri che lavorano e hanno ammesso di aver apportato un cambiamento sono il 38.3% contro l’11.9% dei padri. Che senso ha fare i figli per poi lasciarli sempre all’asilo?
Sono alcune delle domande che le donne lavoratrici si sentono fare quando diventano mamme. L’Italia non è un Paese per mamme in carriera: al Sud i numeri crescono significativamente, una donna su cinque sceglie di rimanere a casa. Al contrario dei padri che nell’89.3% dei casi riesce a mantenere il posto di lavoro. Mamme punite sul lavoro: partoriscono e devono dimettersi. Tutti parlano di aiuti alla famiglia e alle madri ma poi si scopre che le dimissioni delle neomamme, nell’ultimo anno, sono aumentate del 25%.
Conciliare lavoro e famiglia per le donne è un’impresa. Gli ultimi dati Istat sono allarmanti, solo il 57% delle madri riesce a mantenere un’occupazione. La condizione occupazionale femminile tra part-time e inattività: una storia di diseguaglianze.
Oggi le differenze salariali tra uomini e donne, specie al Sud e nel Centro Italia, sono evidenti.
Donne con figli in condizioni di inattività e occupate part- time avrebbero potuto cambiare la propria posizione rispetto al mercato del lavoro se i servizi di assistenza per la cura dei figli o delle persone non autosufficienti fossero stati adeguati. L’uso dell’orario ridotto ha conseguenze anche sul piano pensionistico.
Condizioni discontinue di lavoro e a tempo parziale non consentono di alimentare in modo continuo le posizioni previdenziali utili all’accesso alla pensione di vecchiaia. Le donne avanti negli studi ma indietro sul lavoro.
La crescita è lenta, l’Italia resta tra i Paesi peggiori d’Europa sul fronte della partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Le donne portano su di sé il peso di più ruoli: quello lavorativo, quello della cura, delle relazioni parentali, della salute degli anziani e dei bambini.
Teresa Santoro