È inutile, per quanto io mi sforzi non riesco a dimenticare. Quando avevo 15 anni per quasi 7 mesi sono stata vittima di violenze sessuali, psicologiche e stalking. Ho passato momenti davvero angoscianti e strazianti nel silenzio più totale ed in solitudine. Ai miei genitori non ho mai avuto il coraggio di dirlo ed infatti ancora non lo sanno perché non sono mai andata d’accordo con loro ma allo stesso tempo volevo proteggerli, non oso immaginare quanto ne avrebbero sofferto.
Alla fine quindi, con testa da ragazzina e cuore da donna adulta e generosa, ho deciso di portare da sola questo enorme fardello e salvaguardarli da questo dolore inutile; anche se, proprio perché non sapevano di questo, ho dovuto spesso giustificare persino con loro miei comportamenti anomali (magari litigandoci pure) e la cosa è stata ancora più difficile. In alcuni momenti mi hanno “remato contro” senza saperlo paradossalmente. Mi ricordo che un periodo davvero infernale. Non vivevo più. Respiravo, ma non vivevo. Ero dimagrita una ventina di kg senza far nulla (e questo mi ha creato anche molti problemi nei rapporti con il cibo e le diete in seguito). Avevo paura ad uscire di casa. Passavo le giornate e le nottate a piangere in camera mia sempre con il cellulare in mano perché se non rispondevo immediatamente aumentavano le minacce. Ansia perenne, un tormento ad ogni squillo di telefono. Mi aspettava sotto casa e mi mandava 10 sms uno di seguito all’altro per convincermi a scendere altrimenti si arrabbiava e: “la prossima volta allora mi fai anche questo”. Temevo che non ne sarei uscita mai e vedevo tutto nero davanti a me.
In effetti 7 mesi sono davvero tanti da gestire con un enorme stress del genere e spesso ho pensato al suicidio per smettere di soffrire (ma questo anche dopo, non solo mentre accadeva). Ho dovuto sorbirmi quel verme lurido addosso per ore ed ore interminabili anche 3/4 volte a settimana per molti mesi. Quando tornavo a casa da quegli spiacevoli quanto obbligati incontri vomitavo ed i miei genitori mi sgridavano perché pensavano fossi ubriaca o che fumassi le canne: questo era lo stato mentale che dimostravo agli altri pur non facendo nulla di tutto ciò. Più loro mi vedevano così e più non mi facevano uscire per punizione, più non uscivo e più quello stronzo “aumentava la posta” per l’incontro successivo per altrettanta punizione di non avergli potuto dare ciò che desiderava in quel momento.
Tutti volevano qualcosa da me, tutti mi castigavano, da entrambe le parti. In quei deliri infiniti ho persino iniziato a pensare che me lo meritassi, di non valere assolutamente niente. Mi ricordo che anche andare a scuola era diventato un trauma perché era l’unica attività che ero costretta a svolgere a tutti i costi e mi vedevo obbligata ad ottenere pure risultati controvoglia (visto che purtroppo avevo ben altri problemi per la testa). Avevo persino smesso di andare a danza, ero bravina e mi piaceva molto, ma l’idea di andare in giro mi terrorizzava letteralmente e “sudavo freddo” appena mettevo i piedi fuori dal cancello di casa mia. Iniziarono a venirmi attacchi di panico. La prima volta ero in treno: entrò in galleria e mi accorsi che mancava la luce in quello scompartimento quando ci trovammo tutti nel buio completo..iniziai a respirare affannosamente e poi a non farlo più del tutto. Mi sentivo in gabbia, come se stessi per morire e per lo spavento mollai la borsetta senza pensarci due volte e andai fuori dalla carrozza perché mi venne l’istinto di scappare.
Mi aiutò un ferroviere che era lì per caso: mi vide cianotica appena usciti dalla galleria e fece fermare il treno per farmi scendere a prendere fiato. Mi vergognai ma non ebbi alternative. Dopo quella volta (che fu molto traumatica perché mi si presentò un nuovo problema che prima non sapevo di avere) ce ne furono molte altre finché riuscii con gli anni più o meno a gestirli da sola. Oltre a ciò questa brutta esperienza mi ha causato molti altri disturbi psicologici e sessuali: non riesco ad avere orgasmi a meno che non sia io a masturbarmi e lo faccio molto spesso (quasi compulsivamente), ho una bassissima autostima, sono masochista ed ho scoperto di recente di essere bipolare. Così come molti altri problemi relazionali e sessuali che ho sono di certo dovuti a questa vicenda.
Dopotutto avevo solo 15 anni, iniziavo appena ad essere adolescente, sono “cresciuta così” diciamo. Ora ne ho 30 e ancora non riesco a perdonarmi per non aver denunciato l’accaduto. Allora ero una ragazzina: sicuramente disinformata, ingenua e avevo tantissima paura. Mi vergognavo tremendamente della cosa, soprattutto temevo di non essere creduta, che qualcuno mi dicesse “te la sei cercata” (e anche ora mi spaventa da morire questa cosa). Sì, perché prima della violenza iniziavo a scoprire la mia sessualità e, sinceramente, mi “piaceva piacere”. Mi vestivo con la gonna, i tacchi, mi truccavo e facevo allusioni verbali al sesso continuamente. Questo non è un buon motivo per subire stupri e lo sappiamo tutti. Però questo mondo di merda va così. Ora, comunque, nonostante tutto, ho cambiato personalità e mi atteggio a “maschiaccio” mancato (anche nel vestire) per questo timore di fondo, nonostante il mio cervello mi dica che sia sbagliato reprimere il mio “essere donna” per paura che alcuni uomini (odio generalizzare, sottolineo “alcuni”) lo interpretino come “voglia di cazzo”.
Mi sono resa conto che temo di mostrare la mia femminilità da allora: in pubblico, nelle relazioni sociali e nel sesso. Comunque, tornando a noi, non lo denunciai. In quel momento avrei solo voluto scomparire dalla faccia della terra ed essere lasciata tranquilla a morire in solitudine, perché se avessi detto qualcosa sarei stata sulla bocca di tutti per un bel po’. Abito in una cittadina di provincia dove chiunque avrebbe parlato, sparlato e giudicato. 15 anni fa oltretutto, quando i media non parlavano continuamente di stupri come adesso. Ora, tutte le volte che sento certe notizie, mi torna alla mente e soffro. Credevo stupidamente che il tempo mi avrebbe aiutata a seppellire questo problema e invece continuo a provare rabbia repressa e sete di vendetta che mi logorano dall’interno, si nutrono di me pian piano. E’ davvero qualcosa che non so descrivere bene ma il dolore che provo è lancinante.
Senza parlare dei sensi di colpa verso me stessa e dei dubbi che mi martellano e tormentano da tanti anni: avrei potuto evitare tutto questo? se fossi stata meno “volgare” sarebbe accaduto lo stesso? quindi me la sono cercata o no? perché avevo così paura delle sue minacce tanto da lasciarlo fare? perché per mesi non ho avuto il coraggio di ribellarmi? Non me lo so spiegare e ancora sto male per questo. Non riesco ad amarmi, sono sempre ipercritica verso me stessa, vorrei dirmi: “non è colpa tua” ma non ci riesco anche se allora mi sembravano insormontabili le sue minacce. Ormai ho l’autostima distrutta completamente e non riesco a volermi bene. A 30 anni ancora lotto come una ragazzina per accettarmi come sono e chissà se mai ci riuscirò. A volte vorrei farla finita e smettere di soffrire lasciando un bel biglietto con il suo nome e cognome nonché la mia storia e sperare che la giustizia faccia il suo corso senza di me in vita, quando non potrò più arrossire in volto per essermi cucita addosso, sulla fronte, la scritta “mi hanno stuprata” mentre gli altri mi danno “della poverina”.
Sì, perché di uno stupro si è trattato e anche questo mi ha fregata allora, il fatto che fosse ripetuto più volte e sotto minacce verbali ma non strettamente fisiche. Nessun coltello alla gola, una sola persona e non un gruppo dai quali divincolarsi. Ma io avevo paura, una fottutissima paura mi dominava e non mi permetteva di dire “basta”. La minaccia infatti era di farmi del male fisico ma non me ne ha mai fatto. Sempre se escludiamo le penetrazioni anali cruente e che mi traumatizzavano ogni volta. Poi un giorno, non so come, trovai la forza di confessare questa cosa al mio migliore amico di allora, un ragazzino come me. A questo punto fu lui e dirlo a tutta la compagnia. Il bastardo era un “amico” che trovi al bar tutti i giorni, di quelli insospettabili, di quelli che ti dicono: “dai, ti do io un passaggio, mica vorrai farti 3 km da sola a piedi a quest’ora!” e poi ti ricattano allungando le mani. Un italiano (e qui tralascio altri discorsi). Così finì la mia tortura quando si vide “sputtanato” come verme viscido quale è.
Era così semplice, bastava così poco. Forse, per me, prima era impossibile pensarlo. Allora forse è colpa mia. Circa 4 mesi fa un giorno come un altro stavo andando al lavoro e mentre aspettavo che arrivasse l’orario per entrare ho visto quel pezzo di merda che portava a spasso il cane: quanto avrei voluto tirarlo sotto con la macchina. Sono qui che soffro, soffro terribilmente, e lui felice e beato stava lì tranquillo. Dicono che la morte non si auguri a nessuno, infatti io spero vivamente che possa vivere il più a lungo possibile ma tra atroci torture come quelle che ha procurato a me: una lenta agonia che mi ha rovinato per sempre la vita è quella che meriterebbe anche lui. Ad ogni modo rimangono mie fantasie e dopo tutto questo tempo vorrei tornare indietro per denunciarlo semplicemente ma fargli pagare la sua pena per avermi rovinato la vita e dato che ero pure minorenne quella pena sarebbe stata maggiore. Sono stata stupida ed ingenua a non farlo.
Voglio supplicare chiunque subisca violenza di parlarne con qualcuno (seppur io sia la prima a capire cosa possa spingere a non farlo) e non pensare che il tempo sistemi le cose o faccia dimenticare. Non accadrà mai. È un bagaglio che rimarrà per sempre nel cuore e nella testa, comunque sia andata la faccenda, ma è giusto che una “non persona” paghi per un gesto del genere. Spero vivamente di riuscire a convivere con questo peso prima o poi perché ciclicamente si ripresenta e mi schiaccia “sul fondo del mare”. Ogni volta non so se rimanere lì e lasciarmi “affogare” o provare a risalire a fatica in attesa di essere di nuovo risbattuta sotto metri e metri d’acqua in un circolo vizioso straziante. Vorrei tanto rendermi disponibile ad ascoltare chi ha subito molestie e spero di rendermi utile condividendo la mia brutta esperienza nella speranza di dare una motivazione maggiore a chi ha paura. Parlate e denunciate, il tempo in questi casi non fa dimenticare. Vi sono comunque vicina come vorrei che altri lo fossero con me.